Censis e nuovi stili di vita: il boom della sharing economy, la disintermediazione digitale

CENSIS E NUOVI STILI DI VITA

Il boom della Sharing Economy, la disintermediazione digitale

Pubblicato il 09/12/2015

Saremo pure in un “letargo esistenziale collettivo”, ma non siamo impermeabili alle novità. Soprattutto i giovani, ormai per la quasi totalità (91,9%) utenti della Rete. E tra i nuovi stili di consumo, segnala il Rapporto Censis 2015, la sharing economy è tra le più interessanti perché è indice di “un cambio di passo rispetto al passato, con la rottura del legame tra il possesso del bene e il suo utilizzo”. Ma sono sempre più diffusi anche altri “stili di vita digitali”, a cominciare dall’home banking, praticato ormai dal 46,2% degli italiani che navigano online. Ci sono anche deviazioni negative della digitalizzazione: il cyberbullismo, denunciato dal 54,9% dei dirigenti scolastici, 59,3% per le scuole secondarie di secondo grado.

Crescono il car sharing… La mobilità delle persone e la condivisione dei mezzi di trasporto privati sono i campi di applicazione nei quali si osserva maggiormente l’affermazione della sharing economy. Secondo una recente indagine del Censis nell’ultimo anno 2 milioni di italiani, il 4% della popolazione, hanno utilizzato il car sharing. Tra i giovani la quota però sale all’8,4%, corrispondente a 940.000 persone.

…il coworking…La condivisione si estende anche al lavoro: il coworking, cioè l’utilizzo per periodi di tempo più o meno lunghi di spazi di lavoro condivisi, nell’ultimo anno ha coinvolto un milione e mezzo di occupati, il 3% della popolazione; per i giovani si arriva al 5%.

…il couchsurfing e il crowdfunding. Gli adulti si scambiano la casa per le vacanze, ai giovani basta un divano: il couchsurfing, cioè la messa a disposizione di posti letto su piattaforme web, riguarda lo 0,8% degli italiani, ma il 2,5% dei millennials, cioè dei giovani tra i 18 e i 34 anni, un modo economico di viaggiare, facendo anche nuove amicizie. Ha invece una connotazione più economica il crowdfunding, cioè il finanziamento pro quota, sempre attraverso piattaforme Internet specializzate, di progetti, idee, persino start-up, nelle sue forme più evolute. Nel 2015 ha finanziato iniziative di questo tipo l’1,2% della popolazione e il 4,3% dei millennials.

La disintermediazione digitale. La quota di utenti della Rete tra i giovani arriva al 91,9%, mentre è ferma al 27,8% tra gli anziani. E questo dato di fondo incide su tutti gli altri: il 77,4% degli under 30 per esempio è iscritto a Facebook contro appena il 14,3% degli over 65. Mentre in media la presenza degli italiani su Facebook ha raggiunto ormai il 50,3% della popolazione. Ma la distanza tra giovani e anziani si nota anche nella “disintermediazione digitale”, cioè nella sempre maggiore abitudine di guardare la televisione attraverso i nuovi device: in totale, nel 2014 l’utenza della web tv è aumentata dell’1,6% rispetto al 2013 e quella della mobile Tv del 4,8%. Se però il 40,7% dei giovani guarda la web tv, solo il 7,1% degli anziani lo fa.

Crescono le spese per la tecnologia, giù libri e giornali. C’è un andamento speculare tra la spesa per computer e accessori, aumentata tra il 1995 e il 2014 del 301,4%, e la spesa per libri e giornali, meno 39,3%, con una accelerazione della caduta dopo il 2007. “Gli italiani hanno evitato di spendere su tutto – scrive il Censis – ma non sui media connessi in Rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere di disintermediazione, che ha significato un risparmio netto finale nel loro bilancio personale e familiare”. In rete si sono trasferite in 20 anni le attività che prima richiedevano dispendio di tempo e la collaborazione di personale specializzato: la prenotazione di viaggi e vacanze, le operazioni bancarie, l’acquisto di beni e servizi. Fa acquisti su Internet ormai il 43,5% degli utenti del web, 15 milioni di italiani.

Di: Rosaria Amato

Fonte: Repubblica Online

Articolo Originale